Descrizione
In Senegal ne crescono principalmente due generi, la Boswellia, (che dà origine all’incenso, detto olibanum, da lubàn, incenso in arabo) presente con sette specie, e la Commyphora, pianta diffusa in oltre 50 specie differenti, dalla quale proviene la famosa mirra. Possono avere una dimensione che varia dall’arbusto alla pianta di alto fusto. La produzione della resina avviene o per essudazione spontanea dalla pianta, o tramite un metodico processo d’incisioni sul tronco, dal quale comincia ad essudare una sorta di lattice.
Dopo circa un mese la gommoresina è sufficientemente indurita da essere raccolta. Il tronco della Boswellia può essere inciso fino ad un massimo di 12 volte in un anno, con un intervallo di 15- 25 giorni, da settembre a giugno (prima che inizi la stagione delle piogge), e ogni pianta può produrre da uno a tre kg di resina.
La raccolta dell’incenso risulta essere un lavoro molto importante per i contadini e i pastori dediti a questa attività, garantendo loro un reddito anche nel periodo della stagione secca, in cui è quasi impossibile praticare l’agricoltura.
Inoltre la Boswellia e la Commiphora riescono a crescere anche in terreni aridi e rocciosi, con un suolo fertile di 20 cm appena di profondità, e le loro foglie costituiscono nella stagione secca una fondamentale fonte di nutrimento per capre, cammelli ed altri erbivori ed un refrigerio con la propria ombra per piante, uomini e animali.
Svolgono inoltre un ruolo fondamentale nella preservazione del suolo dalla desertificazione. Nel solo Tigray (regione a nord, confinante con l’Eritrea) i lavoratori stagionali impiegati annualmente nella raccolta dell’incenso sono 7000, tra i quali il 31% sono donne. Gli uomini sono tradizionalmente dediti all’incisione della pianta e alla raccolta; le donne, invece si occupano della selezione e della classificazione. In Etiopia l’incenso è chiamato comunemente “ettan”, ma assume nomi comuni differenti. |
L’incenso e la mirra da sempre sono utilizzati sia a scopo religioso, che curativo, o come elemento nei riti quotidiani. In Etiopia, ad esempio, in ogni cerimonia del caffè che si rispetti, un rito che gli etiopi celebrano diverse volte al giorno (bevendone ogni volta tre tazze), viene fatto annusare il dolce profumo dell’incenso; preferito in questo caso risulta essere l’aroma rilassante del lubanja, ideale per ricreare un’atmosfera lieta ed accogliente per l’ospite.
Nella medicina tradizionale etiopica, la resina della Boswellia e della Commyphora è utilizzata per diverse patologie, soprattutto come antisettico ed antibatterico, febbrifugo, espettorante e come cura per le linfonodopatie, e nelle regioni dei bassopiani, si mastica per alleviare la sete nei giorni più infuocati; la corteccia è masticata per lenire i disturbi allo stomaco. L’incenso è un ottimo rimedio naturale anche per allontanare insetti e zanzare.
Il profumo che emanano, una volta sciolte su una fonte di calore (come un carboncino per incenso o sopra un bruciaoliessenziali, con la candelina), è la risultanza della gamma di elementi volatili aromatici (Terpeni), presenti con quantità e qualità diverse per ogni resina.
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